Perchè continuare a sostenere realtà nel Sud del mondo
Siamo ben consapevoli che oggi in Italia viviamo una crisi economica e sociale molto importante che mette alla prova tutti.
Il mondo intero sta attraversando un momento drammatico in cui, oltre agli effetti della pandemia, ci sono tante guerre sconosciute ai più che determinano “una guerra mondiale a pezzi”, come ci ha detto Papa Francesco e ci sono molte aree di violenza diffusa e di grande tensione.
I Paesi più coinvolti sono:
- in Africa: Libia, Somalia, Eritrea, Etiopia, Mozambico, Rep. Centro Africana, Rep. Democratica del Congo, Sud-Sudan
- in Asia: Siria, Iraq, Palestina, Libano, Yemen, Armenia, Azerbaigian
- in America Latina: Haiti, Venezuela, Brasile, Perù
- in Europa: Ucraina, Kosovo, Serbia
Queste situazioni provocano povertà, un enorme numero di profughi e rifugiati (dal Venezuela sono fuggite 7.000.000 di persone), migliaia di orfani e crisi alimentari diffuse. Potremmo reagire pensando che non è possibile risolvere problemi così grandi per cui conviene concentrarsi sulle proprie esigenze ,cercando di vivere al meglio possibile. Invece siamo certi che aprire la mente e il cuore al mondo intero aiuta a migliorare noi stessi e la realtà in cui siamo chiamati a vivere. Il dono è infatti il primo passo concreto per contribuire alla salvezza del mondo e per questo continuiamo a chiedere agli amici di percorrere assieme questo cammino di solidarietà, che per i cristiani si chiama anche carità. Benedetto XVI nella enciclica “Caritas in Veritate” ci ha detto:
“La città dell’uomo non è promossa solo da rapporti di diritti e di doveri, ma ancor più e ancor prima da relazioni di gratuità, di misericordia e di comunione. La carità manifesta sempre, anche nelle relazioni umane, l’amore di Dio, essa dà valore teologale e salvifico a ogni impegno di giustizia nel mondo”.